Profilo di Fatima Blanche Project

Chic anni 30; vamp anni ’50; icona pop; diva del lattice.
Non sai mai cosa aspettarti dall’incontro con Fatima. Eccellente ospite, sapiente ammaliatrice Fatima ama stupire.
Si muove con invidiabile scioltezza fra il caldo di un look tribale e uno scioccante sexy nero e rosso.
Sue inseparabili compagne di sempre, le Gine. Non ha mai rilasciato dichiarazioni in merito al fatto che le Gine siano ciascuna specchio di un suo stato d’animo, di un suo momento o piuttosto frutto succoso di una immaginario arioso, fertile e irriverente. Ritrosa, come le vere star hollywoodiane, di lei si conosce ben poco oltre alla sua lingua d’elezione. Ha costruito una sintassi tutta sua, che sembra magicamente utile a comunicare perfettamente con entrambi i sessi, a volte suscitando reazioni opposte. Senza alcuna incertezza ammalia la curiosità di uomini e donne. Non ti richiede alcuno sforzo Fatima: nei colori, nelle forme, nella firma di labbra rosse, anche chi ancora non sia ammaestrato alla sua poliedricità, è nella posizione di riconoscere il segno della sua mano.
E di sorriderne.
Le labbra e gli occhi da gatta fanno capolino evidenti nonostante le diverse tecniche artistiche, ammiccano dal viso di barbie sadomaso, brillano gommose sotto cascate di vaporosi capelli, fanno da controcanto a seni prorompenti, ma sempre, immancabilmente, sono.
Con Fatima le Gine si invaghiscono di tanto in tanto dell’orientale, inserito con disinvoltura e amore da fine ottocento, risentono dell’optical Sixties, cantano l’R&B, sempre senza strappi. La Gina, in ognuna delle sue vesti, non è mai travestita ma un tutt’uno omogeneo dalla pettinatura all’accessorio.

Non si ha notizia dei fortunati che abbiano avuto il privilegio di scorgere, dietro gli occhialoni, gli occhi di Fatima e di riconoscerla, confusa fra le Gine, ad uno dei suoi ambiti vernissage. Ma molti potrebbero giurare che il suo foulard abbia intorpidito gli animi diffondendo il suo intrigante profumo.
C’è anche chi insinua un dubbio inquietante. Che Fatima non esista e sia la controfigura evanescente di un brillante artista romano. E forse questo è parte del suo mito.

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